La famiglia Cecchettin ha unito il paese, la retromarcia di Valditara lo divide

Il giorno del funerale di sua figlia Giulia, Gino Cecchettin ha pronunciato un'orazione civile di potenza inaudita. La sua è stata una lezione universale ma anche il tentativo di lanciare una sfida collettiva contro una cultura che tende a minimizzare la violenza di genere in ogni sua forma e il maschilismo insito in ogni aspetto della vita civile. Ha parlato a chi è genitore come lui: "insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro". La sua orazione è stato il culmine di un'ondata di dolore e sconcerto collettivo suscitati dalla morte terribile di Giulia: il Paese si è unito, chiedendo di fermare questa spirale di ferocia e di combattere con maggiore forza contro i femminicidi e la violenza di genere. Per qualche giorno anche la destra- solitamente ostile al tema dell’educazione all’affettività- è sembrata occuparsi di un tema che alcuni suoi esponenti non riconoscono nemmeno. Il femminicidio? Non esiste, come dichiara il campione dei neo conservatori italiani, Generale Vannacci. E non è un caso che al Parlamento europeo le forze politiche di maggioranza si siano astenute sulla Convenzione di Istanbul, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne. Ma nei giorni del dolore collettivo hanno deciso di cavalcare l'onda emotiva, accettando la sfida lanciata dal Pd: parlare di educazione all'affettività e alle differenze nelle scuole perché la violenza di genere va prima di ogni cosa prevenuta e combattuta dal punto di vista culturale e sociale. Il Ministro Valditara ha varato un progetto nuovo, non strutturale e, purtroppo, limitato nella forma e nei contenuti. Per rispondere all'esigenza di unità chiesta dal Paese e dal Parlamento ha scelto come garanti del progetto Anna Paola Concia, ex deputata del Pd, attivista Lgbtq+ e coordinatrice di Didacta,  Paola Zerman, un’avvocata dello Stato vicina al Popolo della Famiglia e suor Anna Monia Alfieri, una religiosa delle Marcelline, rappresentante del Consiglio nazionale scuola della Cei. Ebbene, nelle ore successive la maggioranza di destra ha duramente attaccato la scelta di incaricare Anna Paola Concia ed il Ministro è stato costretto a un imbarazzante e precipitosa marcia indietro. L'ideologia e l'estremismo hanno prevalso sul buonsenso e un'idea di dialogo- che avrebbe dovuto e potuto unire le forze politiche- ha ceduto di fronte al radicalismo di una destra prigioniera dei propri pregiudizi e ossessioni. Il ministro Valditara si è piegato purtroppo ai diktat di una maggioranza di governo- la sua-  che non sembra interessata a trovare spazi comuni per un lavoro culturale contro la la violenza di genere. Sarebbe stato interessante ed utile ascoltare le garanti individuate dal Ministro nella  Commissione Cultura della Camera impegnata ad esaminare, già dalla prossima settimana, le proposte di legge presentate a proposito dell'educazione all'affettività. Pensavamo che il femmincidio di Giulia Cecchettin avesse segnato uno spartiacque. Ci sbagliavamo. Una destra omofoba, vittima della sua becera ideologia, attacca con violenza una personalità riconosciuta e autorevole solo perché omosessuale ed attivista per i diritti LGBTQ+. Un ministro, che ha voluto addirittura il Merito nella denominazione del suo Ministero, prescinde dallo stesso, cedendo al ricatto dei neo conservatori inventori della inesistente teoria gender per cui il rispetto della diversità, che dovrebbe essere alla base dell'educazione all'affettività, non è un valore ma qualcosa da combattere. Francamente non so se sia peggiore il comportamento omofobo di chi nella maggioranza non tollera che ci siano persone che possano esprimere le loro competenze indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e politico o la marcia indietro di  Valditara che fa una mossa e al primo soffio di vento cede.

Questo Paese ha, invece, bisogno sul tema dell’educazione alle differenze e al rispetto di un vero passo in avanti che coinvolga tutte le forze politiche e consenta di  trovare spazi operativi di dialogo ed azione comuni. Perché non sia il clamore mediatico ad orientare l’azione politica, ma la ricerca di un bene comune da perseguire insieme.

Articolo di Irene Manzi pubblicato nell'Editoriale Domani